Conviene fare Trading?

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Ciao ragazzi, ciao da Andrea Unger! In questo post vorrei rispondere ad una delle domande che mi vengono poste più di frequente: fare trading conviene?

Trascrizione

Di recente, ho avuto un botta e risposta su Facebook proprio a proposito di questo argomento. In tale occasione, mi è stato fatto presente che alle volte appaio contraddittorio in certe mie affermazioni, perché da un lato vendo materiale educativo per fare soprattutto trading sistematico, ma anche per il trading in generale, e dall’altro spesso mi si sente porre una sorta di freno all’ingresso nel mondo del trading. In pratica, mi è stato detto che cerco sempre di dissuadere le persone dal fare trading.

Ora, posso capire che qualcuno a questo punto si chieda se per caso sono scemo. Sarà anche così, ma fare trading conviene oppure no?

Io vivo di trading ormai da anni e non trovo un’instabilità in quello che faccio di nessun genere, anzi.

Il motivo per cui non lo consiglio è che, vivendoci da anni, conosco bene le difficoltà che presenta, che di fatto sono molto diverse da quelle che una certa industria di trading vuole farci credere.

Quindi è vero, io voglio spegnere le facili illusioni di chi si avvicina pensando di trovare l’Eldorado, perché il trading non è così semplice come viene dipinto da molti.

Non bastano quattro regolette diffurse a caro prezzo dai guru del trading per imparare a vivere di mercati. Questo approccio è molto pericoloso, non per l’illusione in sé, perché dopotutto porta soltanto ad una delusione, come tante altre cose nella vita, ma per il coinvolgimento monetario che ne deriva.

Se una persona vuole fare trading deve farlo con i soldi, e nel momento in cui ci metti i soldi e continui a credere fermamente nella tua idea di vivere di trading, quando perderai quei soldi ne aggiungerai altri e poi altri ancora, entrando in un circolo vizioso, in un sistema pericolosissimo in cui di fatto si finisce col perdere un sacco di soldi, cosa che ovviamente nessuno si augura.

Ma allora il trading conviene o no? Cioè, se è così complicato, il gioco vale la candela?

La mia risposta è sì. Il trading conviene, ma solo se viene fatto a modo.

Quindi conviene come conviene diventare ingegnere, nel senso che per ottenere dei risultati bisogna studiare a lungo e con impegno. Non è che uno compra il corso online oppure un manualetto alla prima edicola.

No, un aspirante ingegnere va all’università e studia. Lo stesso vale per il chirurgo, che si laurea e poi fa la specializzazione, ecc.

Queste persone sanno di dover affrontare un percorso formativo prima di raggiungere il proprio scopo. Perché, quindi, uno che vuole fare il trader dovrebbe immaginarsi immediatamente operativo sui mercati?

Se uno sente di avere quella passione per il trading e vuole imparare quel tipo di attività, benissimo, può studiare e verificare se è portato.

Del resto, anche chi vuole fare l’ingegnere molte volte si ritira durante l’università perché si accorge che non è materia per lui. Lo stesso vale per chi vuole fare il medico, che magari si accorge di essere troppo impressionabile alla vista del sangue.

Questo esempio è forse un po’ esagerato, ma l’idea è che uno può sempre cambiare idea, quando si rende conto in tempo che quello che ha scelto di fare non è effettivamente ciò a cui può p vuole dedicarsi nella sua attività lavorativa.

Anche nel trading, l’unico modo per accorgersi che questa attività non fa per noi è studiarlo e valutarlo bene. Non misurarlo soltanto in termini di guadagni e perdite, quindi, ma in tutto quello che comporta, ossia una notevole dose di studio.

Un conto è conoscere la teoria, e un conto è imparare ad applicarla

Esistono alcuni concetti che si possono anche “raggruppare” in periodi di tempo limitati.

Per esempio, quando dico che in trenta giorni uno può imparare una certa cosa, intendo dire che tutti i concetti racchiusi in quel percorso si possono apprendere in un mese.

Tuttavia, per digerirli, assimilarli e imparare a metterli all’opera, ci vogliono ben più di quei trenta giorni. Ci vogliono mesi, anni a volte, e per una piccola parte soltanto.

Nel trading c’è tanto, tantissimo da fare. Questo significa che ogni trader può trovare la sua nicchia. Il punto è che per trovarla dovrà avere una visione di insieme, che non è una cosa che si acquisisce dall’oggi al domani.

È quindi vero che, proponendo materiale educativo, io promuovo il trading, però lo faccio rivolgendomi soltanto a chi credo sia veramente motivato a diventare un trader, a qualcuno che abbia scelto il trading non dico per vocazione, perché forse sarebbe esagerato, ma che veramente crede che quello possa essere un mestiere su cui basare i propri sforzi e i propri investimenti in termini di formazione.

Al contrario, non mi rivolgo a chi si approccia al trading considerandolo un’ancora di salvataggio per i problemi economici che ha avuto fino a quel momento, perché il trading non è una valida soluzione al non trovare lavoro.

Il fatto che non si trovi un lavoro fuori è un problema sicuramente gravissimo, ma non può essere risolto improvvisandosi trader con un corso di due ore.

Non funziona così e in questo modo non si farebbe altro che un danno enorme.

Ecco, quindi, io dissuado dal fare trading tutti coloro che lo vedono come l’unica via d’uscita da una situazione difficile. Al contrario, metto le mie competenze, che ho acquisito con anni di studio e di vita vissuta a fare il trader, a disposizione di chi desidera imparare seriamente il trading, avvalendosi di queste competenze per crearsi una specie di scorciatoia che gli permetta di evitare di passare a sua volta attraverso tutto quel percorso non privo di momenti di difficoltà e di momenti costosi (perché gli errori si pagano in termini monetari) attraverso il quale sono già passato io.

Per rispondere alla domanda che ho posto all’inizio del discorso, non c’è quindi alcuna contraddizione nel mio comportamento. Considero il trading come una cosa seria, e in quanto cosa seria va affrontata seriamente.

Ma allora fare trading conviene o no?

Ritornando alla domanda principale, ossia se il trading convenga o meno, penso che se viene fatto bene sì, conviene, però per farlo bene ci vogliono sia impegno e studio, sia una buona base di partenza, perché non ci si può improvvisare trader con mille euro.

Si possono fare dei test, ma se pensiamo che la miglior percentuale di guadagno sul capitale investito alla quale si può aspirare con il trading sistematico è, a mio avviso, del 30% medio annuo (cosa che tra l’altro io non faccio in media, tengo a precisarlo), è chiaro che con mille euro nel migliore dei casi si ottiene un guadagno di 300 euro. E con tutta la buona volontà del mondo, sfido chiunque a vivere con 300 euro all’anno.

Quindi, mille euro vanno bene per imparare, per fare esperienza, per capire le dinamiche del mondo dei mercati finanziari, ma non costituiscono certo un capitale sufficiente per vivere di trading.

Quando dico di non fare trading, mi rivolgo a chi lo fa cercando chissà che cosa, mentre insegno volentieri a tutti coloro che sono motivati a diventare trader e lo vogliono fare seriamente, intendendolo come una professione seria che richiede sacrificio, dedizione, studio, investimenti e i rischi.

Il rischio è sempre in agguato

Ovviamente, il rischio c’è sempre, e di fatti ne parlo spesso nei miei video. A volte si verificano degli episodi che potrebbero sconvolgere la vita lavorativa di un trader.

Episodi che, imprevedibili al massimo, possono veramente dare una botta notevole.

Il controllo del rischio, però, ci aiuta ad arginare la situazione. Finora anch’io sono passato attraverso diversi episodi (non uno, ma diversi episodi) che avrebbero azzoppato parecchie persone.

Il motivo per cui mi è andata bene è che tendo ad approcciarmi al trading con un rischio molto contenuto, non nei campionati, ovviamente, ma nella parte operativa di tutti i giorni, perché è qui che si verificano quegli episodi.

Il rischio poi è una componente costante della vita. Insomma, facciamo le corna, ma anche andare in macchina al lavoro comporta dei rischi. Per non parlare dei piloti d’aereo.

Insomma, i rischi e gli episodi difficili ci sono in tutte le cose della vita, e nel trading come nelle altre, l’eccessiva spavalderia può mettere seriamente a rischio l’attività

(Ok, questa volta me la sono proprio tirata, quindi speriamo che domani non capiti l’episodio cruciale che va a distruggere anche la mia infrastruttura!).

Riassumendo, trading no se lo fate per disperazione, trading sì se siete motivati, purché lo affrontiate seriamente, perché la serietà sta alla base di tutto.

Ciao ragazzi, alla prossima, ciao da Andrea Unger.

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Andrea Unger

Andrea Unger

Ciao, sono Andrea Unger, Trader professionista dal 2001 e unico a vincere per ben 4 volte il Campionato del Mondo di Trading con denaro reale.

Grazie a questi risultati sono spesso invitato come relatore in convegni in Europa, Stati Uniti e Asia. 

Sono inoltre autore di diversi libri, tra cui il primo in Italiano sulla Gestione del Rischio nel Trading, tradotto anche in Cinese e Inglese.

Metto a disposizione decenni di esperienza, di prove, di vittorie e sconfitte con le quali ho ideato un metodo scientifico, sistematico, replicabile e universale con cui, in soli 4 anni, più di 1.000 trader sono riusciti a rendersi autonomi.

Devi sapere infatti che gli studi dimostrano che solo il 25% dei trader guadagna, ma di questi ben il 90% lo fa con il trading sistematico...

Come mai allora i formatori insegnano quasi sempre solo il trading discrezionale? 

Non ti insegno a diventare ricco in poco tempo, ti insegno una professione che, con il duro lavoro, la passione, e sufficienti capitali potrebbe diventare la tua principale fonte di reddito.