Siamo nella bolla dell’Intelligenza Artificiale? Analisi S&P 500 e analogie con la Dot Com Bubble

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Cosa può succedere se in un indice azionario enorme come l'S&P 500, formato dai 500 titoli americani a maggior capitalizzazione, quelli che davvero possono essere considerati trainanti si contano sulle dita di una mano?

Si tratta sicuramente di una situazione anomala che tra l’altro presenta numerosi tratti in comune con quella che si verificò prima della Dot-Com Bubble.

Per questo abbiamo voluto riflettere anche noi sulla questione, tanto più che anche questa volta i pochi titoli trainanti sono tutti legati alla tecnologia e rientrano nell’ambito delle azioni “Growth”, caratterizzate da forti prospettive di crescita ma con valore concreto diverso rispetto alle azioni “Value”.

Si tratta di una vera e propria anomalia finanziaria che inizia ad attirare l’attenzione di un numero sempre maggiore di analisti… Ne avevi sentito parlare?

Guarda subito il video per scoprire:
-Perché si tratta di una situazione anomala e cosa possiamo aspettarci ora
-Se c’è o meno il rischio che possa verificarsi un’altra bolla
-Come funzionano i titoli “Growth” e “Value”
-Alcune considerazioni su come affrontare la situazione

Ti abbiamo incuriosito?

Buona visione! 😉

Trascrizione

Il mercato americano si regge su pochi titoli?

Nei primi sei mesi del 2024, l'S&P 500 e il Nasdaq hanno toccato nuovi massimi storici, così come sono saliti ai massimi livelli i flussi di ingresso del mercato azionario americano, insieme alla componente azionaria all'interno dei portafogli degli investitori.

Sembra quindi andare tutto a gonfie vele e sembrerebbe non ci fossero problemi.

Ma la realtà, come ironizza questo meme, potrebbe essere molto diversa.

Quello che molti analisti stanno riscontrando, analizzando i dati di mercato, è che il rally del mercato americano potrebbe in realtà reggersi solo su pochi titoli, addirittura cinque o forse meno, e su una congiuntura economica decisamente anomala che non si sa quanto ancora durerà.

In questo video quindi vogliamo proprio approfondire questa potenziale criticità.

Io sono Pierluigi Tozzi, uno dei coach alla Unger Academy, ed entriamo subito nel vivo.

Diamo un’occhiata ai rendimenti

Se guardiamo i rendimenti dei principali indici azionali americani dall'inizio dell'anno, vediamo che abbiamo toccato circa un +15%, quindi uno dei migliori mercati di sempre in termini di rendimenti da inizio anno, perlomeno fino a pochi giorni fa, quando abbiamo visto un primo ritracciamento importante.

E tutto questo considerando anche il fatto che siamo in un anno di elezioni americane, che di solito portano più turbolenza sui mercati.

Cosa sono i magnifici 8 e perché trainano il mercato

Ma come anticipato questo è un mercato che si sta muovendo in un modo un po' particolare, perché le sue performance sono guidate praticamente da pochissimi titoli: i famosi Magnifici 8, ovvero: NVIDIA, Netflix, Meta, Alphabet (cioè Google), Amazon, Microsoft, Apple e vogliamo includere anche Tesla.

Se guardiamo bene, in realtà non è proprio neanche che tutti otto stiano trainando l'indice, perché è praticamente solo NVIDIA che la fa da padrona, mentre gli altri sono un po' al traino, addirittura Tesla è leggermente in negativo.

Se prendiamo poi solo i primi 5 titoli per capitalizzazione, questi pesano circa il 25% dell'intero S&P 500.

Ciò vuol dire che questi titoli non solo sono cresciuti tantissimo, ma il loro peso è talmente grande da essere responsabile del 25% delle performance di tutto l'indice.

Mentre gli altri 495 titoli, che sono all'interno del paniere, definiscono il restante 65% circa.

Quindi teniamo a mente questo concetto, ovvero che ci sono pochi titoli che pesano tantissimo all'interno dell'indice S&P 500.

Pochi titoli…e tutti tecnologici

Altro aspetto fondamentale poi è che questi pochi titoli su cui si muove principalmente l'indice sono fondamentalmente titoli tecnologici, che potremmo inquadrare nel comparto cosiddetto growth, quindi azioni con forte prospettiva di crescita, in contrapposizione al comparto value, quindi titoli che magari hanno meno prospettive di crescita ma con business già più consolidati e stabili, che magari hanno ottimi dividendi e un'ottima redditività, ma che tipicamente sono meno innovativi e quindi con meno prospettive di crescita.

Titoli value e titoli growth

Bene, come si vede da questa grafica che abbiamo trovato in rete, il 65% delle azioni ad oggi è investito principalmente in titoli growth, quindi i magnifici otto, per intenderci, che abbiamo visto prima.

Quali sono le analogie con la Dot Com Bubble del 2000?

E questo non è molto diverso dal valore che avevamo visto durante la bolla delle Dot Com del 2000, dove anche in quel caso c'era una forte propensione ai titoli tecnologici.

Questo non vuol dire che siamo necessariamente di fronte ad una nuova bolla, ma è sicuramente qualcosa che deve farci riflettere e va monitorato.

Allo stesso tempo poi, potremmo dire che se il mercato sta prediligendo i titoli di tipo growth, sta trascurando quelli value.

Come si vede infatti da questo grafico, le azioni value hanno avuto il loro secondo peggior anno da 1990.

È interessante andare a vedere che in un anno come il 2000, che abbiamo citato prima, in cui c'è stata la bolla dei titoli tecnologici, quello che è successo successivamente, quindi dal 2000 al 2007, è che c'è stato poi un ribaltamento di questa situazione, quindi un contesto in cui, invece, le azioni value hanno performato meglio delle azioni growth. Questa è una cosa da tener presente.

È solo una constatazione, ovviamente, osservando i dati passati. Non è detto che questo si debba ripetere, ma va capito magari cosa c'è di diverso adesso rispetto al 2000 e se quello che è successo in passato in qualche modo ci può dare un'indicazione per il futuro.

Si può dire però sicuramente che in passato, dopo eccessi di performance di questo tipo, si sono visti ribaltamenti della situazione, quindi con le fette di mercato che erano state in precedenza trascurate che sono state poi invece più apprezzate dagli investitori nei periodi successivi.

In che modo ha inciso l’intelligenza artificiale?

Tornando alla situazione attuale, possiamo dire quindi che l'intelligenza artificiale ha probabilmente dato vita a uno dei rally con minor livello di partecipazione mai visti, ovvero guidato da pochissimi titoli, come abbiamo visto.

Quando siamo in questa situazione, gli indici a capitalizzazione mercato come l'S&P 500, ovvero quelli in cui i titoli che hanno maggior capitalizzazione pesano di più, tendono a sovraperformare gli indici Equal weight, ovvero quegli indici in cui, invece, ogni titolo pesa per uno.

E di questo possiamo trovare una conferma anche in questa stima di Fidelity, che quantifica in circa 2000 punti la differenza fra l'indice costituito dalle prime 10 azioni per capitalizzazione e le restanti 490 del paniere dell'S&P.

È un'ulteriore conferma del fatto che a crescere sono solo pochi titoli, i titoli a maggior capitalizzazione appunto, mentre il resto del mercato si sta comportando in modo molto diverso.

Market sentiment: un ulteriore segnale

Un ulteriore segnale ci arriva osservando il market sentiment, quindi potremmo dire le emozioni che provano gli investitori sul mercato, quindi avidità, paura.

In particolare, sul Nasdaq vediamo che siamo ad un livello di ipercomprato che non si vedeva dal 2018, addirittura dal 2012 dice questa grafica, e questo conferma che gli investitori stanno ancora puntando sul mercato azionario, ma solo su questi pochi titoli.

E al di là di questa recente correzione che abbiamo visto sui mercati, c'è anche molta speculazione su questi titoli, ovvero il livello di leva finanziaria utilizzato per investire su questi titoli nel mercato azionario americano, in particolare, è a livelli molto alti.

Quindi in definitiva c'è molto ottimismo, non possiamo dire che ci sia un eccesso di ottimismo, ma sicuramente c'è ottimismo.

Rimaniamo in un contesto in cui i mercati ci credono. La volatilità sui mercati è però molto bassa.

Siamo praticamente tra 10 o 15 di VIX, che è un valore storicamente piuttosto basso, che ci conferma in definitiva che siamo davanti a un paradosso in cui il mercato sta salendo, ma la maggior parte dei titoli o non sale o rimane più o meno con una crescita asfittica.

Un’anomalia finanziaria

Ci troviamo quindi in un'anomalia finanziaria, un caso piuttosto raro, potremmo dire, perché solitamente quando i mercati salgono cresce anche la volatilità.

E anche a livello di utili, che sono il principale metro con cui si può misurare il valore di un'azienda, se andiamo a vedere le stime per i magnifici otto o magnifici cinque, se preferiamo, gli analisti vedono una crescita del 38% degli utili nei prossimi 12 mesi, mentre per i restanti 495 titoli dell'indice si prevede una crescita nulla o addirittura negativa.

Quanto durerà il rally dell’intelligenza artificiale?

In queste condizioni la vera domanda che ci poniamo è quindi quanto durerà questo rally dell'intelligenza artificiale?

Speriamo non ci sia anche una bolla dell'intelligenza artificiale, come c'è stata la bolla delle Dot Com nel 2000, ma le analogie sono veramente molte.

Questo è il rischio che tutti dobbiamo conoscere e che dobbiamo gestire nella nostra attività di trader o investitori.

Da un lato vorremmo che i titoli tecnologici che stanno andando così bene continuino a battere i mercati, dall'altro sappiamo che a livello storico questo è difficile che succeda, quindi teniamolo presente.

E per oggi è tutto. Se vi interessano argomenti come questo o se siete interessati al trading sistematico vi consiglio di cliccare il link che trovate in descrizione e noi ci vediamo al prossimo video della Unger Academy.

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Andrea Unger

Andrea Unger

Ciao, sono Andrea Unger, Trader professionista dal 2001 e unico a vincere per ben 4 volte il Campionato del Mondo di Trading con denaro reale.

Grazie a questi risultati sono spesso invitato come relatore in convegni in Europa, Stati Uniti e Asia. 

Sono inoltre autore di diversi libri, tra cui il primo in Italiano sulla Gestione del Rischio nel Trading, tradotto anche in Cinese e Inglese.

Metto a disposizione decenni di esperienza, di prove, di vittorie e sconfitte con le quali ho ideato un metodo scientifico, sistematico, replicabile e universale con cui, in soli 4 anni, più di 1.000 trader sono riusciti a rendersi autonomi.

Devi sapere infatti che gli studi dimostrano che solo il 25% dei trader guadagna, ma di questi ben il 90% lo fa con il trading sistematico...

Come mai allora i formatori insegnano quasi sempre solo il trading discrezionale? 

Non ti insegno a diventare ricco in poco tempo, ti insegno una professione che, con il duro lavoro, la passione, e sufficienti capitali potrebbe diventare la tua principale fonte di reddito.