Intervista TV: dal risparmio alla “vera” speculazione sui mercati

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In questa intervista Andrea condivide con il pubblico di Canale Italia la sua visione su alcuni temi cruciali per chiunque abbia a che fare con il denaro, dal piccolo risparmiatore al trader esperto.

Ecco alcuni degli argomenti affrontati:

  • Perché l’Italia è storicamente un Paese di risparmiatori e come sta cambiando il modo di investire
  • I pericoli nascosti dietro promesse di rendimenti fuori dal comune e come riconoscere in tempo le “fregature”
  • I cosiddetti beni rifugio (come oro e titoli di Stato) e il loro ruolo nei periodi di incertezza economica e geopolitica
  • La differenza tra la speculazione “negativa” dei grandi player e quella “positiva” dei piccoli trader che operano ogni giorno sui mercati
  • Quando e perché l’intervento delle istituzioni è non solo opportuno ma anche necessario per proteggere famiglie e consumatori
  • Perché l’Italia fatica ad attrarre investimenti esteri e quali sono i fattori, oltre alla stabilità politica, che influenzano la fiducia degli investitori

Un’intervista densa di spunti di riflessione in cui Andrea offre una prospettiva chiara, obiettiva e priva di sensazionalismi.

Capire i meccanismi che muovono i mercati non è un lusso riservato agli addetti ai lavori: è una competenza fondamentale per chiunque voglia proteggere i propri risparmi, evitare trappole e cogliere occasioni in modo consapevole.

In un’epoca di informazioni frammentate, opinioni contrastanti e “rumore” mediatico, avere accesso a un’analisi lucida e basata sull’esperienza diretta può fare la differenza tra preservare il proprio capitale o perderlo.

Guarda l’intervista e scopri come adottare un approccio più solido e razionale agli investimenti, imparando a riconoscere i segnali di allarme e le vere opportunità.

Buon ascolto! 😊

Trascrizione

Introduzione e saluti

Giornalista

Saluto e ringrazio Andrea Unger, trader internazionale che con noi, è tornato a trovarci perché è già stato il nostro ospite tempo fa. Grazie, buona giornata. Non la sento però.

Andrea Unger

Non mi sente?

Giornalista

Adesso sì.

Andrea Unger

Scusate, rinnovo il saluto, buongiorno a tutti.

Perché l’Italia è un Paese di risparmiatori

Giornalista

Buongiorno. Stavo anche riflettendo un po’ su quello che diceva il nostro ascoltatore adesso. In effetti, siamo un paese che noi esportiamo molto e siamo un Paese di risparmiatori. Nonostante tante lamentele, le persone si lamentano che non è sicuramente un buon momento, stavo guardando questi dati. Abbiamo superato per la prima volta, e sono i dati di fine maggio, se non sbaglio, i 6 miliardi di euro di risparmio. Perché l’Italia si aggrappa così tanto al risparmio?

Andrea Unger

Ma c’è una base culturale su questo. Già facendo confronti con altri paesi, è diverso, ma l’Italia è un paese di risparmiatori da sempre, è qualcosa che è stato tramandato. Ora lentamente sta tentando di cambiare con l’influenza americana, diciamo, dello spendi e spendi anche a debito e via dicendo. Però storicamente siamo portati a mettere da parte. Una volta c’era il mattone, adesso cominciano a esserci i mercati finanziari, perché si pensa che magari offrono opportunità migliori, però mentalmente si pensa di mettere un po’ di fieno in cascina per i momenti bui o per i momenti difficili.

Dal materasso agli investimenti: come sono cambiati i risparmi degli italiani

Giornalista

Infatti stavo proprio leggendo che uno quando pensa al risparmio pensa: una volta il materasso, c’era il materasso, i soldi sotto il materasso. Poi c’è stata la casa. Invece leggo proprio: conti correnti, titoli, azioni, fondi comuni e assicurazioni. Gli italiani si sono scoperti degli investitori.

Andrea Unger

Sì, gli è stato fatto scoprire in qualche in maniera, nel senso che ovviamente ci sono degli istituti che si occupano di gestire il denaro altrui e ovviamente fanno il loro lavoro e devono presentare il prodotto e quindi allettano, fra virgolette, il risparmiatore con proposte di vario genere e quindi lo portano a sé.

Cioè chi ieri comprava una casa, magari oggi viene agganciato in maniera buona dal promotore finanziario di turno che gli prospetta un investimento in qualche certificato o fondo non meglio identificato che offre magari dei rendimenti sulla carta migliori di quelli che lui aveva in mente prima. Sempre che abbiano in mente dei rendimenti, perché purtroppo c’è parecchia ignoranza come non conoscenza finanziaria in Italia e nel mondo, e quindi si è spesso vittime anche di situazioni spiacevoli, perché non ci si rende conto di quello che ci si possa veramente aspettare nel mondo dei risparmi o degli investimenti.

Come difendersi da truffe e promesse di guadagni facili

Giornalista

Ecco, proprio questo. Ci sono purtroppo anche chi, abbiamo visto anche fallimenti di banche, avrebbe dovuto essere una controparte affidabile, purtroppo non lo è. Come ci possiamo regolare? Perché purtroppo quando si parla di soldi siamo sempre molto al limite. Vediamo ormai truffe telefoniche come non ci fosse, o almeno tentativi di truffe telefoniche, come non ci fosse un domani. Lei che è la parte tecnica da questo punto di vista, a che cosa dovremmo fare attenzione soprattutto?

Andrea Unger

Premesso che ovviamente nessuno ha la verità in tasca, qualunque istituto può, facciamo le corna, fallire perché noi non conosciamo chiaramente tutte le dinamiche interne ad una banca e via dicendo. Però è chiaro che fondamentalmente affidandosi alle figure di riferimento storiche e grandi si ha meno rischio che andare magari alla banca neonata all’angolo o al promotore che promette la luna.

La cosa però principale a cui badare è di stare con i piedi per terra, non farsi allettare da rendimenti fuori dal comune, rendimenti stratosferici che ci allettano col miraggio di ricchezza e che dopo invece nascondono chiaramente una qualche fregatura o in buona fede, ma sempre fregatura è, oppure addirittura con l’intento di truffa che è un altro discorso ancora.

Però i rendimenti che alle volte vengono proposti fuori da ogni logica. Quando si parla di 10% al mese, per dire, sono situazioni da allarme rosso immediato. Quindi, bisogna stare attenti a non farsi illudere di aver trovato finalmente la strada per la ricchezza e stare coi piedi per terra.

Mercati instabili e beni rifugio: oro, franco svizzero e titoli di Stato

Giornalista

Ecco, siamo in un periodo di incertezze, anche questa questione dei dazi. Alla fine stavo guardando degli articoli, dice: sì, sono penalizzanti, però almeno abbiamo delle certezze, perché negli ultimi mesi sì, no, 20, 30, 50, 40, i mercati su, i mercati giù, le borse assolutamente impazzite in alcune giornate eccetera eccetera. E questo, per quel poco che so, perché proprio io sono un’ignorantissima in materia, però porta appunto chi è interessato a investire, a investire nei cosiddetti beni rifugio. Ci può spiegare un attimo che cosa sono. L’oro, per esempio, credo che sia uno di quelli.

Andrea Unger

Sì, l’oro, sebbene l’oro è passato molto bene attraverso questa turbolenza, chiamiamola così, si è assestato adesso a valori, tra l’altro, erano inimmaginabili fino a poco tempo fa. Ricordo ancora quando si parlava dell’oro che superava la quota 2000 diverso tempo fa, che sembrava un azzardo impossibile, ora siamo stabilmente sopra i 3.000 e continua a stare bene, diciamo così.

Non è solo l’oro, ma anche il franco svizzero, per esempio, ha dato prova di solidità incredibile. Poi sfido chiunque a mettere tutti i propri soldi in franchi svizzeri, per dire, e sperare che vada avanti ad essere un paese solido e quindi con una valuta solida. Però è ovvio che ci sono alcuni beni che in qualche maniera resistono meglio alle turbolenze perché hanno un sottostante, diciamo, una base su cui crescono di valore che è più stabile e meno turbata da tutto quello che può esserci a livello macroeconomico o politico. E l’oro è uno di questi, l’oro… C’è l’oro e quello è un bene che si scambia e ha un suo valore che cresce e va avanti.

Un’azienda, chiaramente, può invece risentire molto maggiormente. Quindi se io compro le azioni di un’azienda quelle sono molto più soggette a fluttuazioni nel caso in cui quell’azienda fosse coinvolta in qualche maniera nel bene o nel male nelle vicende che ci sono.

E proprio questi beni che sono pochi, anche il mattone di cui parlavamo prima, per assurdo, regge. Poi è chiaro che ci sono altri problemi. Non è che adesso tutti dobbiamo andare a investire nel mattone, perché abbiamo sentito che è un bene rifugio sicuro. Anche lì ci sono altri problemi che possono riguardare il mercato.

Però questi capisaldi, dove anche ci sono titoli di Stato, per esempio, ma non parlo… I nostri, sì, con tutti i dubbi che uno possa avere o meno sull’Italia, io personalmente non li ho, però non è che faccia testo la mia opinione su questo, però quelli americani, per esempio, sono molto più stabili e subiscono meno le bizze del mercato, a parte il discorso inflazione che c’è stato qualche anno fa. E quindi questi beni sono una sorta appunto di rifugio, come diceva lei, perché danno una maggior tranquillità di resistenza ai movimenti. Non è detto che ci si guadagni, però perlomeno si può dormire più tranquilli la notte, diciamo così.

Il risparmio degli italiani come garanzia di stabilità: pro e contro

Giornalista

Ecco, un risparmio importante come quello che c’è in Italia può essere una garanzia di stabilità?

Andrea Unger

Sì e no, nel senso che non voglio ovviamente affidarmi al troppo grosso per fallire, la famosa frase che poi si è rivelata nefasta nel 2008 per quello che riguarda un istituto americano. Però, certamente, la riserva di denaro c’è a livello puntuale proprio delle singole persone. Ma la paura, ovviamente, attenzione, non voglio che venga mal interpretata questa mia frase, che venga bloccato tutto questo denaro per far fronte a emergenze maggiori, potrebbe esserci. Quello che succede quando chiudono gli sportelli e abbiamo bisogno dei soldi, non te li ridiamo per adesso, per adesso.

Quindi venisse fuori una situazione del genere, i soldi ci sono, ma le persone sarebbero contente di prestarli a uno scopo che non sarebbe neanche chiaro in caso di un’emergenza del genere? Quindi sicuramente stiamo messi meglio di tanti altri Stati, nonostante tutta l’ironia che a volte c’è sul modus operandi italiano. Però non siamo in condizioni di pericolo, secondo me, ma neanche in una botte di ferro, nessuno è in una botte di ferro. L’America stessa fu declassata qualche anno fa, per dire, che è un mercato sicuramente florido. Quindi, diciamo, che il risparmio aiuta sicuramente, non è una garanzia del 100% come niente lo può essere.

Cos’è la speculazione e la differenza tra “buona” e “cattiva”

Giornalista

Ecco, veniamo un po’ anche al motivo per cui un po’ ci siamo messi in contatto. Quando ci sono momenti come questi, prima dicevo, le guerre ci sono sempre state, in questo momento ci toccano un po’ più da vicino, almeno il mondo occidentale, quindi quello che sono l’Ucraina, il Medio Oriente, ma non soltanto questo, che dicono che è il momento in cui ci sguazzano gli speculatori. E parliamo di questo. Quando il gas è salito alle stelle perché c’era la speculazione, quando la benzina o il petrolio sale troppo c’è la speculazione, eccetera. È un termine che usiamo sempre in accezione negativa. È sempre così negativo speculare e eventualmente esattamente che cosa significa?

Andrea Unger

Nell’accezione negativa è sicuramente negativo. Diciamo che ci sono due branche, fra virgolette, di speculatori, come li chiamiamo noi, quelli grossi e quelli piccoli che fanno il lavoro del trader, per dire, che ovviamente saltando dentro e fuori dal mercato si dice che speculino, ma in realtà i secondi danno addirittura un beneficio. Adesso provo a spiegarvi perché.

Diciamo che ci sono dei grossi protagonisti sui mercati, grossi nel senso che muovono somme enormi, e costoro nel bene o nel male speculano sugli eventi. Perché è ovvio che dovendo investire le loro somme vanno dove c’è movimento, movimento di un certo un tipo, un’aspettativa di un certo tipo.

Ed è anche ovvio che quanto maggiori sono i movimenti che si creano, tanto maggiore poi è anche l’indotto su questo movimento. Se tutti vedono che si va in una certa direzione, ci si buttano anche gli altri. Tutto questo crea una spinta aggiuntiva e questo speculatore grosso, arrivato prima, ci guadagna perché sta dove c’è il movimento nella sua direzione prima. Quindi hanno una di interesse a far spostare in una direzione il mercato dalla loro spinta, mettendoci soldi, e da quella che deriva poi da tutto il mondo che li segue.

Ed è chiaro che qui l’accezione diventa negativa quando si sfruttano notizie negative, brutte, come le varie crisi, le guerre o le situazioni spiacevoli, e si va proprio su quel bene che ne è affetto maggiormente e si spreme fino all’osso il prezzo di questo. Se domani, per dire, ci fosse una penuria di grano e non avessimo più pane, tutti andrebbero a comprare pane e il pane salirebbe alle stelle. E allora se c’è quello che ha il panificio più attrezzato e ci specula perché dice adesso ci guadagno di più, quello è negativo perché non fa né un servizio e comunque già guadagnerebbe, invece lui porta al massimo la situazione guadagnandoci il più possibile. E questa è la parte negativa.

Ci sono quelli che sono considerati gli speculatori, di noi altri, i piccoli, che invece sono coloro, come il sottoscritto, come tutti quelli che conosco e che fanno il mio lavoro, che lavorano sui mercati finanziari e seguono i movimenti che si creano in maniera o automatica, come il sottoscritto, oppure seguendo ad istinto quello che succede.

In realtà questi personaggi aggiungono ovviamente i volumi ai mercati, ci mettono i loro soldi e quindi aggiungono i volumi. Però spesso e volentieri questi volumi che vengono aggiunti creano una sorta di zavorra al mercato, perché più ce ne sono, più è difficile spostarlo.

Quindi per assurdo noi ci troviamo a seguire quello che succede, è il nostro lavoro. Non è che andiamo apposta sul petrolio perché il petrolio in questo momento è in crisi e sale, no. Andiamo perché tutti i giorni facciamo trading sul petrolio e quindi ci troviamo lì. Però aggiungiamo un po’ di peso, quindi lo speculatore grosso, se avesse 100, 1000, 10000 piccoli trader dentro da spostare in più, farebbe più fatica.

È come se la speculazione fosse quella di spostare a spinta un camion, se il camion è vuoto lo si sposta, chiaramente, con certi mezzi, in una maniera. Se si riempie di persone diventa più difficile per chi lo vuol spostare. E quindi, diciamo, in questo senso qui la situazione diventa positiva.

Cioè, diciamo che mettiamo i bastoni tra le ruote a quelli grossi che invece realmente approfittano delle situazioni spiacevoli portandole all’estremo. Quello che abbiamo visto sul gas qualche anno fa era un esempio. C’era un’iperbole del prezzo che non aveva nessun senso di esserci, perché usciva dalle logiche di mercato. Era perché il prezzo era stato spinto fino a un livello tale che portava guadagno a chi aveva, non dico ordito la manovra, ma fatto di tutto perché quel movimento ci fosse.

Quando e perché è giusto l’intervento delle istituzioni

Giornalista

Ecco, in questo caso abbiamo visto un intervento sia dei singoli governi, ma anche a livello di governance europea. È corretto un intervento delle istituzioni in casi così eclatanti, secondo lei?

Andrea Unger

Sì, direi proprio di sì, perché non è più la speculazione fine a se stessa, quello è un caso che poi si ripercuote sulle famiglie, ovviamente, perché io uso il gas per riscaldare casa e via dicendo. Quindi diciamo che ne vengono affetti un po’ tutti e quando qualcuno manifestamente porta a esagerazioni di prezzo su qualcosa, l’intervento è giusto. Ma anche se non ci fosse la speculazione, nel senso che non ci fosse una la manipolazione dei prezzi, cosa che è difficilmente dimostrabile poi, perché se poi ci fosse sarebbe anche sanzionabile.

Ma se anche non ci fosse questa manovra, è chiaro che se un bene importante supera dei livelli di guardia, è giusto, a mio avviso, che ci sia un intervento del governo per tutelare comunque il consumatore. Quindi, un po’ come ci sono i sussidi, anche lì, io controllo il prezzo di questo bene perché non ne abbia alcun danno chi poi è costretto, fra virgolette, a usarlo.

Perché un conto è il prezzo dei gioielli, io posso fare a meno di un gioiello, almeno mi dispiace per i gioiellieri, però lo posso dire tranquillamente, però come dicevo prima il pane è un bene che invece la gente deve mangiare, quindi è importante che venga tutelato e che non ci siano delle situazioni che portano un reale danno alle famiglie.

Perché l’Italia fatica ad attrarre investimenti esteri

Giornalista

Ecco, le chiedo solo un’ultima cosa, no. Si parla spesso del fatto che l’Italia sia un paese poco attrattivo per quanto riguarda gli investimenti dall’estero. Ovvio che siamo sempre stati un paese che politicamente abbiamo un po’ traballato e quindi la stabilità politica sia la prima cosa importante, ma basta quello per rendere un paese attrattivo oppure c’è altro?

Andrea Unger

Mah, la situazione politica sicuramente gioca un ruolo importante, perché se c’è incertezza politica c’è poca certezza sulle sorti del Paese. Perché se io investo comprando i BTP, per intenderci, su un Paese voglio che quel Paese mi dia la garanzia di restituire i soldi che gli presto in quel momento.

Però è proprio anche la gestione interna, i conti pubblici, i conti che ci sono a livello nazionale che lasciano dei dubbi agli investitori, perché ci sono dei costi esagerati e delle situazioni che lasciano grosse perplessità. Perché dovrei dare i soldi all’Italia piuttosto che alla Germania? Perché ci guadagno di più? Sì. Ma perché ci guadagno di più? Perché c’è maggior rischio.

Quindi se io investo nelle obbligazioni tedesche, guadagno pochissimo. Se investo nelle obbligazioni italiane, i famosi BTP di cui parlavo poco fa, ho un tasso di rendimento maggiore. Perché c’è maggiore incertezza su quello che sarà il futuro dell’Italia.

Ripeto, non vuole essere una frase minacciosa. Semplicemente c’è più rischio che in Germania, perché si giudica che la gestione del denaro fatta in Italia sia meno oculata di quella fatta in Germania. Non sto parlando di disonestà, di litigi, sto semplicemente parlando di gestione, proprio come nel gestire un’azienda, c’è quella che funziona meglio e c’è quella che funziona meno bene.

L’Italia è giudicata peggio in base ai numeri che si vedono e quindi si dice che c’è uno spreco di denaro qui, questi conti non riportano, qui c’è incertezza, allora io piuttosto vado nel paese vicino che mi sembra più stabile e funzioni meglio.

Chiusura e saluti finali

Giornalista

Ecco, con i nostri conti ancora voglio dire qualche aggiustatina bisognerà dargliela poi insomma, visto che il futuro non è esattamente ancora così roseo. Io la ringrazio, grazie veramente per questa chiacchierata, è stata molto interessante, soprattutto molto illuminante.

Andrea Unger

Grazie a voi.

Giornalista

Ecco, soprattutto per persone come me che sono assolutamente poco al dentro della cosa. La ringrazio, le auguro una buona estate, insomma, ancora siamo proprio il primo d’agosto.

Andrea Unger

Buona estate a lei e a tutti gli ascoltatori. Alla prossima.

Giornalista

Buona giornata, grazie mille.

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