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PRENOTA ORA LA TUA CONSULENZA STRATEGICA >>Il trading è rischioso. Su questo non ci piove.
Tuttavia, per nostra fortuna il rischio nel trading può essere gestito!
Chiunque si occupi di trading sa che questa attività implica fare delle scelte e prendere delle decisioni, dalla scelta del broker a quella del valore dello stop loss più adatto per operare su un determinato mercato.
Queste scelte giocano un ruolo fondamentale nella gestione del rischio e se vengono fatte con le giuste conoscenze e competenze ci consentono di ridurlo in modo considerevole.
In questa intervista con Debora Rosciani, giornalista di Radio 24 (gruppo Il Sole 24 Ore), Andrea Unger parla del rischio nel trading e offre numerosi consigli e indicazioni essenziali per valutarlo e gestirlo nel migliore dei modi.
Ecco alcuni dei temi trattati nell'intervista:
- La strategia migliore per valutare correttamente il rischio
- Perché avere un piano di trading è utile solo se riusciamo a rispettarlo
- Come utilizzare in modo corretto la leva
Buona visione 😎
Il trading è molto rischioso? Ne parliamo con Andrea Unger, 4 volte campione del mondo di trading.
Ben trovati ci ritroviamo oggi su questo palco digitale naturalmente per parlare di trading. Lo scopo qual è, di questa conversazione che faremo con il protagonista ovviamente di oggi? Quello di portare l'ascoltatore dai falsi miti sul trading verso il cosiddetto metodo sistematico.
Che cosa si chiedono le persone che per la prima volta si approcciano al mondo del trading? Cioè che cosa si chiedono i neofiti? Si fanno tante domande. Per esempio, è vero che fare trading significa fare operazioni rischiose e speculative? E ancora, il trading è solo per operatori scaltri capaci di tollerare anche un rischio molto alto? E ancora, operare nel settore del trading significa sedersi davanti ad una piattaforma e fare decine e decine di operazioni al minuto?
In realtà questi sono pregiudizi e informazioni distorte che, tra l'altro, spesso inducono molte persone ad affidarsi, per fare operazioni di trading, a soggetti poco professionali fino a truffatori veri e propri.
Come per tutti gli ambiti professionali tutto dipende naturalmente dalla qualità dell'approccio. Oggi entreremo nel merito del metodo sistematico, un metodo che consente di fare delle valutazioni a priori, a monte. Operazioni che essendo effettuate con questo criterio consentono di definire il rischio sopportabile prima di entrare nel mercato, prima di andare a mercato.
Il problema è: perché dobbiamo fare questo lavoro? Perché dobbiamo utilizzare questo approccio? Perché, come dicevamo prima, il trading viene percepito dalla massa generalmente in due modi: truffa o modo semplice e veloce per guadagnare, e non è vera invece nessuna delle due interpretazioni.
Gli strumenti per muoversi con professionalità in questo campo, rimuovendo le informazioni sbagliate o distorte che spesso lo condizionano, ce le facciamo fornire, ve lo anticipavo prima, da Andrea Unger, l'unico ad aver vinto 4 volte il Campionato del Mondo di Trading nella categoria Futures. Andrea, ben ritrovato.
Grazie Debora, ben ritrovata anche a te e buongiorno a tutti.
Andrea, parliamo adesso di trading considerato come un modo per stare sul mercato un po' troppo rischioso. Molte persone chiaramente ritengono che sia un modo di operare sui mercati finanziari che effettivamente espone moltissimo al rischio. Allora, secondo te intanto, perché si pensa in questo modo? È chiaro che una persona che di mercati finanziari non sa nulla cerca di stare attento perché qualcosa che non si conosce, lo si deve navigare come un mare in tempesta ovviamente, con grande prudenza e con degli strumenti adatti. Ma perché è ritenuto un settore tanto rischioso?
Ci sono state tante storie anche pubbliche, di persone che si sono rovinate con la borsa, quindi già da questo fa paura, no? Le fluttuazioni sono davanti agli occhi di tutti per cui quando ci sono i giorni neri della borsa, "persi X miliardi" e via dicendo, ci si mette paura. Per cui viene considerato un luogo pericoloso dove muoversi.
Anche i professionisti in banca spesso dissuadono dal fai da te borsistico "spaventando" il cliente con racconti abbastanza tragici di quello che potrebbe succedere. Non è che abbiano torto! Ovviamente loro lo fanno perché in quella maniera poi propongono i loro prodotti di investimento regolamentati. Ma non è che posso dargli torto neanche su questo.
Però è rischioso, ed è dipinto rischioso, perché di fatto è rischioso. È rischioso come? È rischioso se lo si affronta senza alcuna cognizione di causa, o se lo si affronta con la convinzione che bastino poche nozioni per ambientarcisi.
Io non mi metto a pilotare un aereo solo perché qualcuno mi ha raccontato che in fondo non è tanto difficile, che bastano due bottoni una leva e vai. Tanto poi in aria non c'è nessuno quindi non fa niente. Se dovessi farlo mi andrei con ogni probabilità a schiantare con un danno notevole per me e per gli altri.
Però se io fossi convinto allora mi ci butterei, e la gente è convinta che in fondo non sia difficile. C'è chi ce l'ha raccontato, i broker, le piattaforme, ci illustrano l'approccio alla Borsa in una maniera semplice.
E se tecnicamente è anche semplice sapere quali bottoni schiacciare e come piazzare un ordine di acquisto e di vendita, come strutturare la piattaforma... Tutto questo, se questo è anche semplice, quello che deve realmente essere semplice è la comprensione di quello che si sta facendo. Perché io sto comprando questo? Perché io sto vendendo quello? E una volta che sono dentro, cosa farò? Che intenzioni avrò una volta che avrò comprato?
Tutto questo… la gente non si pone questi problemi. La gente compra perché qualcuno gli ha detto di comprare perché salirà, e poi rimane in balia degli eventi. E quando uno è in balia degli eventi si trova le Pagine Gialle in carico a 8€. Adesso non so, è per dire!
"E aspetta! Tanto poi risale!" Ci sono vari falsi miti come "finché non vendi non hai perso", "tanto poi risale", "il mercato azionario salirà sempre", "lo stop loss è quello che ti fa perdere". Tutte queste frasi improvvisate da qualcuno, che poi di solito le racconta anche con cognizione di causa come se fosse una persona esperta, navigata in questo mondo, portano poi ai disastri che poi dopo alimentano "è pericoloso".
Sì, è pericoloso se non sai quello che fai. Ma se tu studi quello che stai facendo e fai un piano d'azione sapendo (che è la cosa più importante) quali rischi sto correndo, tipo: io facendo questa cosa, quanto posso perdere? Poi decido io se quel quanto io posso perdere mi sta bene oppure no. Però è un'ipotesi che devo assolutamente prendere in considerazione.
La perdita, il rischio di perdere è il punto di partenza di ogni operazione che si va facendo. Io cosa sto rischiando? Ma parlo di tutti i rischi proprio. Poi uno li catalogherà, questo è più rischioso, è più probabile, questo meno... Cioè, parto dal fallimento del broker, perdo tutti i soldi che ho su quel broker, alla singola operazione. Io voglio entrare qui, uscirei qua perché qua mi convinco che l'operazione era sbagliata. Ok, quanto perdo in questo movimento avverso, se si verifica? Perdo 1.000€? 1.000€ mi sta bene perderli? Sono disposto a perderli sapendo che potrò perderne ancora 1.000 domani, dopodomani e via dicendo? Oppure mi butto dal ponte dopo? Allora, se uno dice "mi butto dal ponte però in fondo non credo che perderò 1.000 euro" allora chiaramente sbaglia tutto.
Perché il rischio esiste, i casi rari si verificano, e quindi bisogna partire da un'analisi approfondita di quello che potrebbe succedere e decidere se siamo pronti ad affrontarlo oppure no. Se siamo pronti, benissimo. Se abbiamo dei timori è meglio lasciar perdere perché poi oltretutto, se uno fa un piano d'azione prima, deve poi rispettarlo.
Se nel suo piano d'azione ci sono un certo numero di rischi da correre accettati, poi deve continuare ad accettarli dopo perché sennò pasticcia. Però vi assicuro che quando uno poi sta "messo male", e comincia il mal di pancia, tutte le decisioni prese cominciano a vedere dei grossi punti interrogativi. E lì dopo si rischia di pasticciare.
Io sono più di vent'anni che opero in borsa e (faccio outing) pasticcio ancora. Cioè, nonostante abbia sistemi automatici, esperienza da vendere e ne abbia viste di cotte e di crude, ancora oggi mi capitano delle giornate in cui mi vengono dei dubbi su quello che sto facendo, sul piano di lavoro che ho fatto, sul sistema che sta girando.
Dubbi legati soltanto l'emotività, se c'è qualcosa che non sta andando come mi piacerebbe che andasse a questo punto il troppo stroppia. Comincio a trovarmi in difficoltà. E allora si rischia di pigiare nel momento sbagliato il ditino e fare più danni di quello che potrebbe succedere.
Un'altra cosa molto dannosa a chi approccia la borsa è guadagnare soldi. Sembra una cosa strana però lo spiego meglio. Ci sono parecchie persone reduci del non lontanissimo 2020 che si sono trovati per caso o per tempo disponibile (causa chiusure e lockdown di tutto quello che era apribile) ad avere la possibilità di piazzare ordini, di giocare in quel caso in borsa, ed c'è stato un periodo in cui ovunque uno toccasse, guadagnava.
Ecco, queste persone oggi probabilmente si crederanno dei novelli Warren Buffett. "Io ho fatto così e così ed ho guadagnato come un matto". Sì, guarda che ha funzionato perché c'erano delle condizioni particolari in quel periodo... "Eh ma tu…" Ecco, si credono bravi e in genere questo poi porta a farsi molto male. Non voglio gufare a nessuno, per l'amore del cielo, che poi uno dice che gliel'ho tirata, però è così. Quando uno si crede molto bravo dopo... Come quando uno va in macchina, magari evita un incidente per un pelo, si crede il novello Niki Lauda, comincia ad andare come un pazzo e poi va a schiantarsi, va nel primo fosso. La stessa cosa purtroppo succede anche nel mercato finanziario.
Andrea, noi abbiamo ricordato prima i tuoi riconoscimenti internazionali: sei campione mondiale di trading per la tua operatività nel campo dei Futures. Sono uno strumento molto particolare, perché sono quegli indicatori che ci anticipano l'andamento dei prezzi di determinati asset. Questo per arrivare a chiederti: la rischiosità del trading dipende anche dalla tipologia di strumento sul quale si opera? Mi spiego meglio, io sono un neofita, non ho mai fatto nulla ma ovviamente, facendo mie tutte le raccomandazioni che ci hai appena dato, quindi ho capito qual è la mia tolleranza al rischio, so che devo mettere a disposizione di queste operazioni un determinato capitale che devo anche essere disposta a perdere, ma ovviamente essendo ai primi passi, alle prime armi, magari lavorando per esempio su un'azione italiana rispetto ad una valuta esotica e complicata, rischio di meno? Oppure il livello del rischio è uguale per tutte le classi di investimento.
Ti do una risposta che fa sempre arrabbiare mia moglie: dipende. Allora, c'è uno storico di notizie su comuni se non sbaglio o enti pubblici che avevano investito in derivati e si erano fatti molto male perdendo soldi pubblici. E ci fu un politico che attaccò i derivati come la madre di tutti i mali. E i futures di cui parlavi sono appunto dei derivati, ma non per questo sono più pericolosi di Eni, Enel o quello che vogliamo. Non lo sono nella misura in cui io ne conosca le caratteristiche.
Ogni derivato ha dei numeri, dei valori che lo distinguono: un peso, un' altezza, un colore degli occhi. Se io so di cosa sto parlando e cosa sto usando, a quel punto so ancora una volta quello che mi succederà qualora lavorassi con quello strumento. Tutto qui.
Il fatto che vadano a leva, per dire, va benissimo che vadano a leva, ma non per questo devo usare quella leva per espormi più di quello che è il mio capitale disponibile, per dire.
I derivati sono pericolosi quando uno li usa perché avendo pochi soldi vuole comunque massimizzare la propria esposizione. Quindi va o sul Forex, che in questo caso è il mercato valutario, dove c'è la leva, o sui derivati, appunto i classici futures, perché ecco lì con meno soldi di margine può muovere somme molto più alte.
Quello è un problema perché sì, posso muovere somme più alte ma quando l'operazione mi va contro subisco anche perdite più ampie. Per cui se io vado a fare un'operazione sul future del Dax per dire, e so perfettamente che entrando dove voglio entrare e uscendo, nel caso sbagliarsi, in questo punto, perderò i famosi 1.000 euro di prima con un contratto, sapendo che io non voglio perdere più di 3.000 euro per come sto io, io comprerò al massimo 3 contratti. Non ne compro 10 solo perché ho abbastanza soldi da poterne comprare 10. Perché se ne comprassi 10, quel movimento che per ciascuno ne fa perdere 1.000, mi farebbe perdere 10.000. E sarebbe troppo sapendo che io non voglio perdere più di 3000... Ne comprerò 3.
Quindi, se io parto sempre dal concetto di perdita massima ammissibile per me, per le mie tasche, e per la mia psicologia, posso conoscendo lo strumento, tarare su ciascuno quello che è la posizione che aprirò, la grandezza della posizione.
Poi dipende… Allora dici "allora è facile". No! Ci sono anche degli strumenti più esotici degli esotici che in realtà hanno una bassa liquidità, ovvero ci sono pochi operatori che lavorano in quel mercato. Se confrontiamo il future sul Mini S&P 500 e il future sul succo d'arancia ci sono delle differenze enormi in termini di contratti disponibili sul mercato. Io sul Mini S&P 500 troverò sempre e comunque una via d'uscita al prezzo che desidero, o comunque lì vicino. Sul succo d'arancia, non lo voglio demonizzare, ma ovviamente è un esempio di mercato poco liquido ...Che poi il succo d'arancia, liquido, insomma... Però lì c'è il rischio che, se c'è un movimento improvviso per una notizia o qualcosa, mi scappi di mano perché non ho qualcuno a cui vendere il mio contratto.
Allora andare su mercati che comunque abbiano un certo numero di giocatori, abbastanza contratti disponibili per non restare col cerino acceso in mano. Quindi esotico sì ma non troppo, perché troppo esotico, c'è poca gente e gli altri spesso sono più furbi di me, allora meglio restare fuori.
È un consiglio semplice ma molto efficace. I primi passi con prudenza facciamoli magari con uno strumento liquido che, quando è il momento di disinvestire, lo si possa fare abbastanza rapidamente proprio perché c'è un mercato efficiente che risponde.
Prima di salutarci un'ultima informazione di servizio. Per tutti gli studenti dell'Accademia Unger che volessero approfondire ulteriormente i concetti che abbiamo esplorato in questa conversazione, si può ordinare sul sito della Unger Academy il libro di Andrea Unger sul Metodo Unger. Vi arriva regolarmente a casa, è gratuito e si pagano solamente le spese di spedizione. Quindi buona lettura a tutti.
Definiremo una strategia che ti permetterà di avere tutto quello che ti serve per guadagnare costruendo e operando il tuo portafoglio di strategie automatizzate... Rispondi a qualche domanda nel nostro questionario e poi scegli giorno e ora più adatti a te.
PRENOTA ORA LA TUA CONSULENZA STRATEGICA >>Ciao, sono Andrea Unger, Trader professionista dal 2001 e unico a vincere per ben 4 volte il Campionato del Mondo di Trading con denaro reale.
Grazie a questi risultati sono spesso invitato come relatore in convegni in Europa, Stati Uniti e Asia.
Sono inoltre autore di diversi libri, tra cui il primo in Italiano sulla Gestione del Rischio nel Trading, tradotto anche in Cinese e Inglese.
Metto a disposizione decenni di esperienza, di prove, di vittorie e sconfitte con le quali ho ideato un metodo scientifico, sistematico, replicabile e universale con cui, in soli 4 anni, più di 1.000 trader sono riusciti a rendersi autonomi.
Devi sapere infatti che gli studi dimostrano che solo il 25% dei trader guadagna, ma di questi ben il 90% lo fa con il trading sistematico...
Come mai allora i formatori insegnano quasi sempre solo il trading discrezionale?
Non ti insegno a diventare ricco in poco tempo, ti insegno una professione che, con il duro lavoro, la passione, e sufficienti capitali potrebbe diventare la tua principale fonte di reddito.