Il rischio è una componente implicita di qualsiasi investimento finanziario. Ma come gestirlo in modo da fare trading senza sovraesporsi? In questa guida vedremo quali sono i fattori di rischio maggiori nell’attività di trading e come evitarli. In più ti mostreremo perché non è vero che il rapporto rischio-rendimento ideale è di 1:3.
Il trading è un’attività complessa e, in quanto tale, i fattori di rischio possono essere molteplici: da quelli legati all’infrastruttura, al broker e alla sicurezza informatica a quelli specifici dell’investimento finanziario.
Da un punto di vista economico, il rischio consiste nella possibilità che l’investimento non raggiunga i profitti attesi o che risulti in perdita.
Nelle situazioni più gravi, tali perdite possono portare il trader a sovraesporsi, compromettendo l’intero conto di trading.
Per evitare tale pericolo, è importante identificare in anticipo i possibili rischi connessi alla propria operatività e, soprattutto, è fondamentale imparare a gestirli nel modo corretto.
Nel trading la “tolleranza al rischio” indica la capacità, economica e psicologica, di sopportare un’eventuale perdita. Ogni trader ha un proprio livello di sopportazione del rischio.
È fondamentale stimare a priori tale profilo di rischio in modo da scegliere strategie di investimento adatte sia al capitale a disposizione sia alla propria tolleranza emotiva.
Tale operazione prende il nome di “risk management”.
Il “risk management”, letteralmente “gestione del rischio” indica il processo tramite cui un trader può controllare i rischi tipici dell’attività di trading attraverso strategie e strumenti operativi.
I rischi connessi al trading possono essere raggruppati in due categorie:
Rischi “interni” o “attivi”, connessi alle tue decisioni e alle tue strategie operative.
Rischi “esterni” o “passivi”, derivanti dai mercati, dagli scenari economici, politici, sociali etc. Tali rischi includono eventi rari o imprevedibili come i cosiddetti “cigni neri”.
Il risk management prevede la gestione e mitigazione di tali fattori di rischio attraverso diverse fasi.
Il processo di gestione del rischio include 4 fasi principali:
1. Individuazione
2. Valutazione
3. Attenuazione e controllo
4. Osservazione
Una corretta gestione del rischio inizia dall’individuazione dei possibili scenari negativi che potrebbero condizionare l’esito di una posizione o, nei casi più gravi, l’intero portafoglio.
Ciò implica la considerazione di tutti quei fattori economici, politici, sociali, commerciali etc. che possono incidere sulle tendenze dei mercati.
Identificare i possibili rischi, da quelli più lievi sino al “worst case scenario”, ti permetterà di prepararti, sia psicologicamente che finanziariamente, ad affrontare i problemi in cui potresti incorrere durante la tua operatività.
Una volta identificati i rischi, il passo successivo consiste nel valutare il modo in cui essi potrebbero compromettere la tua operatività.
Dovresti sempre chiederti: “cosa accadrebbe se tale evento dovesse verificarsi?”.
Se l’oscillazione del prezzo dovesse condizionare seriamente la tua posizione o il tuo portafoglio, allora, probabilmente, significa che sei sovraesposto e che devi riequilibrare la distribuzione del tuo capitale.
È la fase cruciale: essa consiste nell’applicare le quattro principali strategie di risk management, descritte qui di seguito, al fine di mitigare i rischi connessi alla tua operatività.
L’ultima fase consiste nel monitorare l’andamento sia della singola posizione sia del portafoglio e, eventualmente, procedere con correzioni o ribilanciamenti. Tali ribilanciamenti possono avvenire su base periodica (ad esempio ogni “x” tempo) o in base a criteri qualitativi (per esempio quando la posizione si discosta di un determinato valore dalla sua media, oppure quando la volatilità cresce di un x%).
Come anticipato, esistono quattro principali strategie di risk management:
Diversificare il tuo portafoglio
Dimensionare correttamente la tua posizione
Prevedere strategie di hedging
Fissare ordini stop loss e take profit in linea con i tuoi obiettivi
Per evitare che i tuoi investimenti assomiglino ad una lotteria, è importante imparare a diversificare ed equilibrare il tuo portafoglio includendo mercati, strategie, strumenti diversi e con un livello di rischio differente.
Fai attenzione: diversificare il capitale non significa dividerlo come una torta in fette uguali, ma vuol dire scegliere e dimensionare le varie posizioni in base ai tuoi obiettivi finanziari e al tuo profilo di rischio.
Dimensionare correttamente la tua posizione è fondamentale per non sovraesporti. Ma come allocare in modo corretto il capitale?
Una regola generale è quella di non superare mai l’1% (massimo 2% se sei un trader esperto) del capitale per ogni singola operazione.
Inoltre, quando valuti quanto capitale destinare alle diverse posizioni, tieni a mente che:
Non è sempre vero che più le operazioni sono rischiose più puoi guadagnare
Non è vero che devi scegliere operazioni in cui il rapporto risk-reward sia 1:3.
Nel video seguente Andrea Unger, intervistato da Debora Rosciani di Radio24, non solo smonta questi due falsi miti del trading, ma ti spiega come scegliere la percentuale di capitale giusta da investire nelle tue operazioni.
Ascoltando l’intervista capirai perché il rapporto rischio-rendimento 1:3 è una leggenda (lui stesso ha strategie in cui il rischio è maggiore, ma ti spiegherà perché funzionano!) e ti mostrerà perché c’è un livello di rischio (calcolabile matematicamente) oltre il quale non conviene spingersi. Non perderla!
Fare “hedging” nel trading significa aprire posizioni di “copertura” per controbilanciare e proteggere gli investimenti, in modo da compensare eventuali perdite tramite asset contrapposti. Ad esempio chi investe long, potrebbe proteggersi prevedendo comprando opzioni put.
Prima di iniziare ad operare sui mercati, è importante stabilire sia i tuoi obiettivi di profitto sia la perdita massima che sei disposto a sopportare. Una volta fissati, tali valori vanno sempre rispettati.
In situazioni di panico o di euforia potresti essere portato a modificare la tua strategia ma ricorda che ciò può portarti a perdere il tuo capitale.
Da un punto di vista pratico, puoi usare due strumenti operativi: lo stop loss e il take profit. Si tratta di due ordini che ti permettono di chiudere automaticamente una posizione, in ribasso il primo e in rialzo il secondo, non appena vengono raggiunti i livelli preimpostati.
Sembra strano dover stabilire a priori dei limiti, soprattutto di profitto, ma ciò è fondamentale perché un’eccessiva avidità potrebbe portarti a lasciare aperte posizioni troppo a lungo, vedendole poi ritracciare verso il punto di entrata.
Fissare a monte degli ordini stop loss e take profit corretti è essenziale in ottica di risk management (qui puoi approfondire il perché e come fare).
Oltre alle strategie e agli strumenti di risk management, ci sono diverse precauzioni che puoi adottare per gestire il rischio nel trading:
1. Inizia ad operare solo dopo aver raggiunto la formazione, le conoscenze e competenze necessarie
2. Non rischiare più di quanto puoi permetterti di perdere (si tende spesso a sovrastimare la sopportazione al rischio prima di iniziare a fare trading)
3. Rispetta sempre il tuo piano di trading
4. Tieni sotto controllo le emozioni
5. Evita periodi di alta volatilità e turbolenza dei mercati
6. Inizia da mercati liquidi e da strumenti meno rischiosi.
Spesso si sente dire che il trading è rischioso.
È vero: il rischio è una componente implicita in qualsiasi tipo di investimento o di attività finanziaria.
Tuttavia, questo rischio nel trading può essere gestito attraverso precise strategie di risk management, ad esempio diversificando il portafoglio, dimensionando correttamente le posizioni, prevedendo strategie di hedging e usando strumenti operativi come lo stop loss o il take profit.
Come ogni attività professionale o imprenditoriale, il trading è rischioso se lo si affronta in modo superficiale, senza un’adeguata formazione e senza le conoscenze necessarie.
Ricorda: “i dilettanti guardano al rendimento, i professionisti guardano al rischio”.